ADISTA, Nº 67, 22 de Setiembre de 2002 DA "CAFONI SPIRITUALI" A "GENTILUOMINI ECCLESIALI": SETTIMANALE DI RELIGIOSI COMMENTA LO STATUTO DEI NEO-CATECUMENALI
31532. ROMA-ADISTA. Come per don
Calogero Sedàra e per la sua famiglia, iniziò, racconta Tomasi di
Lampedusa nel Gattopardo, "quel costante raffinarsi di una classe
che nel corso di tre generazioni trasforma efficienti cafoni in
gentiluomini indifesi", così, anche per il Cammino neocatecumenale
inizia, forse, con l'approvazione dello Statuto, un processo "che in
tre generazioni lo trasformerà da efficiente cafone spirituale in
gentiluomo indifeso ecclesiale". L'ardita ed efficace similitudine è
di Riccardo Barile. Così inizia un suo articolo su "Settimana",
periodico dei dehoniani, a commento della recente approvazione
ecclesiastica dell'esperienza voluta da Kiko Argüello e
Carmen Hernández (v. Adista nn.
53 e
55/02). E, per la verità, se l'ironia percorre tutto
l'intervento di Barile, dietro al suo tono leggero e vagamente
canzonatorio, si leggono, da parte dell'autore, forti riserve sul
via libera concesso ai neocatecumenali dal Pontificio Consiglio per
i Laici. Una valutazione, quella fatta per i dehoniani da Barile,
sicuramente assai più severa di quella recentemente commissionata
dai paolini (comparsa sul numero di settembre di "Vita pastorale"),
a padre Giancarlo Rocca (e che, tra l'altro, in una
intervista sul
n. 55 di Adista, si era espresso con toni meno concilianti).
Così, ad esempio, Barile riferisce un passaggio del discorso fatto
da Carmen Hernandez il giorno dello "sdoganamento" vaticano: "la
travolgente facondia di Carmen conclude che 'questo Pontificio
Consiglio avrà un futuro immenso, appoggiando il Cammino neocate-cumenale',
frase che ai melomani richiama il finale del Nabucco: 'servendo a
Jevha, sarai de' regi il re!". Se da una parte, rileva Barile,
l'esistenza in sé dello Statuto, rende formali le prerogative dei
vescovi e dei parroci di consentire l'avvio di nuove catechesi e di
vigilare che l'attuazione del Cammino rispetti le linee pastorali
stabilite a livello parrocchiale e diocesano, "l'apertura
dell'eucarestia anche ad altri fedeli", il rispetto, "sia nelle
testimonianze interne che negli scrutini", delle coscienze, molti
sono i "dubbi che restano": anzitutto, l'elezione a vita dei
responsabili dell'équipe internazionale, "una scelta del tutto
legittima, ma che sconcerta un po'". Barile si spiega con un esempio:
s. Domenico "nel 1220 al capitolo generale di Bologna disse: 'Io
sono degno di essere deposto perché inutile e alla fine. E in tutto
umiliò molto se stesso' e poiché non lo deposero, volle che si
eleggessero dei definitori con autorità anche su di lui. Kiko e
Carmen hanno preferito ascoltare chi li ha diversamente consigliati,
ma il pericolo di una interpretazione messianica del loro ruolo è a
due passi".
Al di là di questo, il grossissimo problema sottostante all'approvazione dello Statuto dei neocatecumenali è la curiosa definizione giuridica data al Cammino: per Barile l'inqua-dramento preciso di una realtà ecclesiale che si pone l'obiettivo dell'iniziazione cristiana dei "lontani", ma anche dei già battezzati, sarebbe stato essenziale. Se il Cammino "fosse un'associazione o un movimento sarebbe ovvio che l'iniziazione è della Chiesa come tale e il movimento promuove iniziative ispirandosi all'attività generante della Chiesa". Ora il Cammino, non rientrando in nessuna di queste tipologie, "rischia di identificarsi con la Chiesa". Barile fa un altro esempio chiarificatore tratto dalla storia della Chiesa: "s. Francesco cita la Bibbia sulla povertà e i cristiani sono tenuti ad essere poveri ma non francescani. Ma se i francescani invece che un ordine fossero un cammino dato ai vescovi per insegnare a essere poveri, allora presto o tardi tutti dovrebbero essere francescani per essere semplicemente Chiesa e cristiani". Queste sono, per Barile "difficoltà che si attenuerebbero se il Cammino riconoscesse di essere un movimento. Non riconoscendolo, entrerà in rotta di collisione, tra l'altro, con il previsto terzo documento della Cei sull'iniziazione cristiana". Altrettanto spinose sono poi le questioni legate al nuovo modo di concepire la parrocchia, insita nella proposta neocatecumenale, le incertezze su eucarestia e durata del cammino, che permangono anche dopo l'approvazione dello Statuto, nonché il "pericolo di uno stop ai pronunciamenti critici episcopali ecc…". "Il carisma del Cammino è riconosciuto e molti dei suoi frutti sono autentici", concede alla fine, quasi come "atto dovuto" Barile: lo Statuto sarà provvidenziale per incanalare bene le attuali difficoltà. |